"Oltre obbligo". Codici di condotta e buone prassi nella responsabilità sociale delle imprese, modelli di diritto sindacale nazionale e comunitario

Data inizio
1 luglio 2002
Durata (mesi) 
24
Dipartimenti
Scienze Giuridiche
Responsabili (o referenti locali)
Calafà Laura
Parole chiave
Lavoro Diritto Sindacato

Nel luglio 2001, la Commissione europea ha pubblicato un Libro Verde intitolato
"Promuovere un quadro europeo per fa responsabilità delle imprese" (COM(2001)-366
Def.). La maggior parte delle definizioni della responsabilità sociale delle imprese
descrivono questo concetto come l'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed
ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le partì
interessate. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli
obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo "di più" nel capitale
umano, nell'ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate. La responsabilità sociale
così descritta ha una dimensione esterna, ma anche una dimensione interna ed è
soprattutto su questa che si tenterà di analizzare nella presente ricerca, considerando con
favore che l'esperienza acquisita con gli investimenti in tecnologie e prassi commerciali
ecologicamente responsabili suggerisce che, andando oltre gli obblighi previsti dalla
legislazione nella seconda dimensione descritta, le imprese possono aumentare la propria
competitivita. L'applicazione di norme sociali che superano gli obblighi giuridici
fondamentali, ad esempio nel settore della formazione, delle condizioni di lavoro o dei
rapporti tra la direziono e il personale, può avere dal canto suo un impatto diretto sulla
produttività. Si apre in tal modo una strada che consente di gestire il cambiamento e di
conciliare lo sviluppo sociale e una maggiore competitivita.
L'interesse giuridico della ricerca risiede, in particolare, nell'individuazione del confine
esatto tra attività dovuta e "attività volontaria", un confine che si manifesta chiaramente
anche nella creazione di strumenti appositi quali codici di condotta e sistemi di c.d. "buone
prassi" (che possono trovare collocazione nei più disparati atti, quali ad esempio le azioni
positive). La ricerca, d'altronde, per essere completa deve soffermarsi non solo sulle
tipologie degli strumenti giuridici, ma altresì sui soggetti "attivi" di questa relazione tutta
da costruire tra imprese e dimensione dello sviluppo sociale, della tutela dell'ambiente e
del rispetto dei diritti fondamentali. Da una parte si collocano sicuramente le imprese,
soprattutto quelle di grandi dimensioni, chiamate in un tale contesto ad assumere di
propria iniziativa impegni che vanno al di là delle esigenze regolamentari cui devono
comunque conformarsi. Dall'altra si collocano i lavoratori e le loro rappresentanze o
comunque le organizzazioni sindacali dei lavoratori stessi, in qualità sia di soggetti
beneficiari o soggetti promotori di attività "socialmente responsabile". Lo studio dì questa
interazione impone l'utilizzo di un duplice modello giuridico (che rinvia ad un diverso livello
della normativa): quello nazionale e quello comunitario, quest'ultimo, tra l'altro,
recentemente modificato grazie all'approvazione della dir.2000/14/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, dell'll marzo 2002, che istituisce un quadro generale relativo
all'informazione e alla consultazione dei lavoratori. Il secondo anno della ricerca sarà
proprio dedicato all'individuazione dei possibili margini di integrazione tra i due settori
normativi appena delineati e cioè quello della responsabilità sociale e della dimensione
partecipati va (in continua espansione) dei lavoratori nelle imprese.


Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

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Attività

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