All’esito della fase più complessa della crisi da Covid-19, la Commissione Europea ha immediatamente posto al centro della propria agenda politica l’elaborazione di un pacchetto di riforme che implementasse la Legal Health Preparedness, con l’auspicio di risolvere, pro futuro, una serie di errori e problematicità emerse proprio nel corso dell’emergenza. In tal senso, basti qui ricordare i differenti approcci adottati a livello nazionale prima nella raccolta, poi nella gestione, interpretazione e comunicazione dei dati riguardanti ricoveri, contagi e decessi; la disorganicità con la quale gli Stati membri hanno adottato, in diverse fasi della pandemia, le misure di contenimento del contagio; il blocco delle esportazioni di materiale sanitario utile, seguìto al collasso delle catene di approvvigionamento. Il rafforzamento della Legal Health Preparedness (concetto, è importante sottolinearlo, di cui non esiste una definizione universalmente accettata) è un tema estremamente dibattuto. Sebbene sia stato riportato al centro dell’attenzione dalla pandemia, tale concetto è da tempo sotto i riflettori della comunità internazionale ed è stato studiato e approfondito nelle sue molteplici sfaccettature soprattutto da parte di quei paesi che hanno vissuto più da vicino le crisi dovute alla diffusione dei virus SARS ed Ebola. Tali approfondimenti hanno portato alla luce l’ampia trasversalità degli ambiti, apparentemente lontani, che questa materia abbraccia e sui quali incide.
La ricerca prenderà le mosse da un’analisi critica delle principali fonti che regolano la governance sanitaria europea, ci si soffermerà in particolare sui testi che si occupano della gestione delle emergenze; la decisione 2119/98/CE, la decisione 1082/2013, il regolamento 522/2021 e le misure contenute nel più recente “Pacchetto Salute”.
L’approfondimento di queste normative permetterà di evidenziare l’annosità di diverse problematiche — la cui risoluzione è ancora in fieri — riguardo l’implementazione di alcuni elementi di preparazione giuridica alle crisi. In tutti i testi citati, infatti, si riscontra la successione di più interventi normativi dell’Unione, riguardanti i medesimi aspetti: la creazione di sistemi informativi per la salute interoperabili, la messa a punto di una governance capace di assumere decisioni rapidamente e l’elaborazione di modelli istituzionali in grado di garantire un costante dialogo tra gli Stati membri e tra questi e le istituzioni UE. I problemi riscontrati nella fase attuativa delle citate previsioni suscitano perplessità che la ricerca intende prendere in esame, con l’auspicio di verificare se la difficoltà ad introdurre elementi di preparazione giuridica comune veda tra le sue cause i limiti alla competenza UE in ambito sanitario, così come previsti dall’ attuale testo dei trattati. In un secondo momento, si procederà all’analisi dei mutamenti del quadro istituzionale a seguito dell’introduzione di HERA, la nuova Autorità istituita dalla Commissione al fine di assicurare una maggiore preparazione giuridica in vista delle future emergenze sanitarie, grazie a un bilancio di circa sei miliardi di euro per il periodo 2022-2027. Occorre sottolineare come la preparazione giuridico-sanitaria non si limita al solo rafforzamento della risposta alle crisi epidemiche, comprendendo altresì una serie di passaggi preliminari senza i quali è impossibile uscire dalla visione ‘emergenziale’ della gestione degli eventi e senza i quali, dunque, non è possibile passare alla fase di governo degli stessi.
In particolare, la scelta di ‘interiorizzare HERA (vis à vis la creazione di un’Agenzia) già rappresenta un interessante profilo di ricerca da un punto di vista istituzionale. Giovandosi dell’autonomia istituzionale che legittimamente le spetta, la Commissione ha deciso di istituire un’Autorità indipendente rispetto ai consessi intergovernativi; anche se giustificata da dichiarati motivi di celerità nella risposta alla crisi, questa scelta rischia di costituire un precedente negativo e alterare le attuali dinamiche istituzionali, incidendo sugli equilibri tra i consessi intergovernativi e quelli comunitari e ponendo in discussione il ruolo delle Agenzie indipendenti.
Passando al comparto farmaceutico, assumono centrale rilevanza i dati forniti dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento Europeo:
il 40% dei medicinali finiti commercializzati in UE, infatti, proviene da paesi terzi, mentre il 60-80% dei principi attivi viene prodotto da Cina e India. Dunque, riconquistare l’autosufficienza e l’indipendenza in materia farmaceutica e sanitaria rappresenta per l’Unione un obiettivo fondamentale non solo al fine di implementare la Legal Preparedness, ma anche in una visione geo-strategica dei rapporti.
02/07/2016 Diploma di maturità classica (Liceo Ginnasio Statale Marco Minghetti, Bologna)
06/10/2021 Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Giurisprudenza voto 110/110 e lode (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna)
01/12/2021 Membro della delegazione italiana presso Outreach and Advocacy Group del Global Health Security Agenda
16/05/2022 Cultore della materia in Diritto Europeo (IUS/14) - Dipartimento di Legal Studies Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
1/10/2022 Dottorando in Scienze Giuridiche Europee ed Internazionali - Università di Verona
PUBBLICAZIONI
M.MIGLIORI, Unione Europea e preparazione giuridico-sanitaria: due passi avanti e uno indietro?, in QUADERNI AISDUE, n. 7, 8 2022.
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