Oggetto della ricerca è il rito per l’imputato minorenne riformato contestualmente a quello destinato all’adulto e caratterizzato da una pluralità di peculiari principi informatori. La sua disciplina, racchiusa nel d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448, è frutto di una lenta e faticosa evoluzione percorsa dalla istanza di differenziazione del trattamento da riservare al minorenne autore di reato. Un ruolo determinate è stato svolto dalla Corte costituzionale intervenuta più volte sull’assetto previgente affermando l’esigenza che anche nella sede del processo penale deve essere assicurata la tutela prevista dall’art. 31 comma 2 Cost. per i minori di età. Al suo insegnamento si è riallacciato il legislatore che, anzitutto, ha definito il minorenne imputato quale soggetto di diritti e non più quale oggetto dell’accertamento processuale; in secondo luogo ha sia previsto modalità di applicazione adeguate alle caratteristiche di personalità del minorenne, sia configurato speciali istituti volti a favorire la sua rapida fuoriuscita dal circuito penale a tutela delle sue esigenze di persona in fieri.