L'indipendenza di Slovenia e Croazia, sopraggiunta nel 1991 contestualmente alla disgregazione della Jugoslavia, ha determinato il riemergere della questione minoritaria in entrambi i Paesi, nel cui territorio risiedono minoranze autoctone e minoranze di più recente immigrazione che, da tempo, ambiscono ad un maggiore riconoscimento delle proprie specificità.
La ricerca, individuate le minoranze qualificabili come tali secondo le classificazioni della dottrina, si propone di ricostruire gli interventi normativi - sia costituzionali che ordinari - attraverso i quali è stato accordato ai gruppi minoritari un regime differenziato, con particolare riferimento all'uso della lingua minoritaria nella scuola, nei rapporti con la pubblica amministrazione, nell'amministrazione della giustizia e nei media. L'analisi, al di là della ricostruzione del quadro normativo, si prefigge altresì di valutarne l'effettiva attuazione, al fine sia di confrontare i possibili modelli di tutela (tra i quali, in primo luogo, il c.d. "separatismo linguistico" ed il c.d. "bilinguismo integrale"), sia di valutare l'esistenza di ulteriori margini di intervento tesi al pieno raggiungimento dell'uguaglianza sostanziale.
Lo studio non potrà inoltre prescindere dall'incidenza del processo di integrazione europea, che è stato recentemente coronato dall'adesione della Slovenia e dal graduale avvicinamento della Croazia, il cui ingresso nell'Unione è ormai prossimo.
Infine, vista l'esistenza di comunità italiane autoctone in entrambi i Paesi, la ricerca ne approfondirà la particolare condizione, tenendo in considerazione non solo il sopraggiungere di interventi normativi interni volti a sostenere i due gruppi nazionali, ma,anche, gli sviluppi della cooperazione transfrontaliera, il cui rafforzamento è da più parti considerato un efficace strumento di sviluppo economico e stabilizzazione dell'area, suscettibile di applicazione anche in altre realtà della penisola balcanica.