Prin 2007 - Unità Locale
Coordinatore Scientifico Nazionale Prof. Lorenzo Picotti
Il primo obiettivo della ricerca è operare una ricognizione sistematica delle più recenti norme penali emanate a livello nazionale ed europeo, in settori di criminalità transnazionale in cui vi è una “concorrente competenza” europea, quali il terrorismo, la criminalità organizzata, la criminalità informatica, lo sfruttamento di donne e bambini, verificando se e come emerga una nuova tendenza all’anticipazione della punibilità ed all’estensione delle forme di partecipazione.
Il secondo obiettivo è di cogliere l’influenza, in detti settori, delle fonti sovranazionali, a partire dal diritto della Comunità e dell’Unione europea, per allargare poi il contesto alle altre istanze internazionali, dal Consiglio d’Europa alle Nazioni Unite, e considerare l’eventuale interazione fra loro, oltre che con le fonti e tradizioni nazionali. A tal fine sarà utile anche la comparazione giuridica con ordinamenti appartenenti a diversi “sistemi” e ceppi giuridici (Europa e Paesi americani, sistemi di civil law e di common law).
Infine l’obiettivo ultimo, corrispondente alla fase finale della ricerca, è di analizzare come le nuove attribuzioni dell’Unione europea in campo penale, previste dal Trattato di riforma dei vigenti Trattati - istitutivo delle Comunità europee e sull’Unione europea - possano incidere sui predetti settori del diritto penale, riconducibili alle competenze europee “concorrenti” con quelle nazionali, superando gli attuali limiti e la situazione d’incertezza nascente dalla dicotomia fra primo e terzo pilastro dell’Unione.
In particolare per contrastare il terrorismo, la criminalità organizzata, quella transnazionale, fra cui in specie anche quella criminalità informatica, lo sfruttamento di donne e bambini (art. 69 F del Trattato sul funzionamento dell’Unione, corrispondente all’art. III-271 dell’abbandonato Trattato costituzionale), sarà definitivamente abbandonata la c.d. tecnica del doppio testo (direttiva e decisione quadro) e si procederà con un unico atto di natura legislativa di competenza europea (direttiva) che lascia uno spazio limitato alle scelte di politica criminale del legislatore nazionale, sia per quanto attiene alla scelta della condotte punibili, sia per quanto attiene alla struttura dell’incriminazione - con possibile accentuazione delle tendenze all’anticipazione della punibilità ed all’estensione della punizione di condotte di partecipazione - sia per quanto attiene alla scelta ed entità delle sanzioni da irrogare.
La ricerca intende dunque verificare se le nuove competenze legislative europee in campo penale, nel contesto complessivo del nuovo assetto istituzionale, trovino bilanciamento nei principi e diritti fondamentali, contenuti nella Carta europea dei diritti che acquisterà a sua volta valore di Trattato, a garanzia di un corretto ricorso allo strumento penale, rispettoso non solo delle esigenze di sussidiarietà e proporzione, ma anche di quelle generali proprie della tradizione costituzionale dello Stato di diritto (legalità, determinatezza, offensività, colpevolezza).