Ci si propone di studiare la giustificazione concettuale e il ruolo pratico che può essere riconosciuto ai ricorsi amministrativi nel quadro dei rimedi alternativi alla giurisdizione. L'antica regola che ammetteva il ricorso al giudice amministrativo solo dopo che fossero esaurite le possibilità di tutela interne all'amministrazione appare tutt'altro che irragionevole. Essa risponde ad esigenze di economia di mezzi e di tempo, consente all'amministrazione di correggere errori e malfunzionamenti riconoscibili, e di risolvere in via breve e diretta questioni di minore importanza. Essa inoltre dà modo all'amministrazione di rivalutare, nella prospettiva dell'imminente giudizio, il proprio operato, eventualmente adeguandosi ad orientamenti e interpretazioni giurisprudenziali già noti come pacifici. Nella prospettiva poi di un rapporto amministrazione - privati ispirato a modelli consensuali e partecipativi, il ricorso amministrativo può rappresentare una ulteriore possibilità di contatto e di accordo, e di reciproco chiarimento, a correzione o a integrazione di quanto già avvenuto nel procedimento amministrativo. Una amministrazione sempre più legata al rispetto di criteri di buona fede e di trasparenza potrebbe quindi avere occasione, anche al di fuori di uno schema propriamente giustiziale, di esercitare poteri di autotutela e di rivalutazione delle sue decisioni.