La ricerca intende proporre la rilettura di alcuni frammenti del Digesto in materia di patti aggiunti a contratti tutelati con azioni di buona fede secondo un'angolazione finora piuttosto trascurata, la quale offre la possibilità di avanzare molte interessanti e originali osservazioni. Si tratta di testi notissimi e molto tormentati dalla critica interpolazionistica (Pomp. 24 ad Sab. D. 18.5.2; Paul. 33 ad ed. D. 18.5.3; Pap. 10 quaest. D. 18.1.72 pr.; Paul. 3 ad ed. D. 2.14.27.2; Ulp. 4 ad ed. D. 2.14.7.5-6), dai quali scaturiscono innumerevoli questioni problematiche, come il problema dell'inerenza dell'eccezione di patto ai giudizi di buona fede e quello della ricostruzione dogmatica del contrarius consensus.
L'aspetto che più interessa questa ricerca è, tuttavia, relativo ai limiti entro i quali era ammessa in diritto classico la possibilità di modificare con un semplice accordo informale un'obbligazione già sorta; in altre parole ci si propone di indagare ie origini dell'attuale contratto modificativo, allo scopo di superare il pregiudizio, a lungo dominante nella letteratura romanistica, che considera impossibile per il diritto romano modificare un'obbligazione già sorta.