Con il maturo Quattrocento si afferma quel fenomeno che la storiografìa ha indicato quale "pragmatizzazione" del diritto, cioè una accentuata attenzione della scienza giuridica per gli aspetti pratici della vita del diritto, tale da produrre cambiamenti inizialmente quasi impercettibili ma in prospettiva di lungo periodo molto rilevanti sulle forme e soprattutto sui presupposti e sui fini della riflessione dottrinale; ne discende l'affermarsi di generi letterari rinnovati, quali il trattato e il dilagare delle communes opiniones doctorum, rimedio endogiurisprudenziale al probblema di una ridotta certezza del diritto. A tale dinamica si sommano le tensioni relative ai rapporti tra ius commune e diritti particolari, di matrice consuetudinaria ovvero scaturiti dalla produzione normativa ("grosso modo" di tipo legislativo) proveniente dai nuovi centri dì potere politico (le città, divenute centro di signorie regionali o sovraregionali). In questa ottica di primario interesse appare la ricostruzione di tali aspetti nell'ambito geografico-politico coincidente con il territorio della Repubblica di Venezia, dove si ritrovano tutti gli elementi del quadro su descritto, in posizione dialettica tra loro: uno studium prestigioso ed antico come quello di Padova dove si riflette sul presente a partire dal diritto romano giustinianeo; diritti particolari di origine consuetudinaria medievale (feudale, statutario cittadino, etc.) ancora vitali, vigenti nelle comunità soggette a Venezia; il diritto della Dominante, estraneo alla tradizione di diritto comune, che si sovrappone al diritto locale dei centri della Terraferma secondo schemi logici particolarisismi, ancora da indagare a fondo, complicando il quadro già molto complesso della dialettica politico-giuridica centro-periferia.