Il progetto si propone di elaborare una ricerca intra-dipartimentale finalizzata a monitorare il sistema giudiziario europeo "integrato", analizzando il livello di tutela dei diritti fondamentali garantito rispettivamente nei diversi ambiti giurisdizionali, legislativi ed amministrativi, dalle fonti normative e dalla giurisprudenza interna ed europea. Particolare attenzione sarà dedicata alla analisi comparativa della Costituzione italiana e delle Carte europee (Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e Convenzione europea dei diritti dell'uomo) così come all'interpretazione ed applicazione dei diritti medesimi da parte delle corti nazionali e delle corti sovranazionali (Corte di Giustizia delle Comunità Europee, Corte Europea dei diritti dell'uomo).
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (di seguito Carta) costituisce, allo stesso tempo, un oggetto misterioso ed una importante sfida. Un oggetto misterioso, poiché pone una serie di interrogativi sul suo status giuridico nell’ordinamento comunitario e per i possibili punti di frizione con gli esistenti strumenti internazionali di tutela e di promozione dei diritti umani operanti in ambito europeo. Una importante sfida perché il suo contenuto la differenzia da questi ultimi, ponendo sul medesimo piano diritti civili e politici, diritti sociali, economici e culturali, diritti collettivi ed, infine, diritti “nuovi” connessi all’evoluzione scientifica della nostra società, in particolare allo sviluppo di tecnologie manipolative. Essa è, dunque, circondata nei primi commenti della dottrina specializzata tanto di speranze quanto di scetticismo.
Assumendo come punto di vista quello dello studioso di diritto internazionale e comunitario, è possibile individuare alcune questioni di grande interesse e che attengono, principalmente, al fenomeno di duplicazione del sistema europeo di protezione dei diritti fondamentali. La criticata coesistenza del sistema del Consiglio d’Europa (Convenzione Europea sulla salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e Carta Sociale Europea) con quello comunitario in materia di tutela dei diritti fondamentali assume nuovi caratteri, da una parte, a seguito dell’entrata in vigore del Protocollo 11 alla CEDU e, dall’altra, proprio in ragione dell’approvazione della Carta di Nizza.
I due strumenti (CEDU e Carta) presentano evidenti differenze di natura giuridica, di estensione del loro ambito di operatività materiale (diversità delle disposizioni sostanziali), territoriale (sia allo stato attuale che in prospettiva) e soggettivo. Tuttavia, essi possono presentare alcune sovrapposizioni e, nell’ottica del cittadino europeo, configurarsi come strumenti alternativi e concorrenti per la tutela dei diritti. Il futuro della Carta è, pertanto, fortemente legato alla sua capacità di espandere la tutela dei diritti nel continente europeo, in particolare quella di tipo giurisdizionale.
La prima questione da indagare è costituita dall’impatto della Carta sul sistema della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Un primo profilo, riguardante possibili divergenze interpretative su diritti garantiti in entrambi gli strumenti, pare essere risolto dalle previsioni degli artt. 52 e 53 della Carta, che assumono gli standard garantiti dalla CEDU come una sorta di minimum, da cui partire per aumentare il livello di tutela dei cittadini europei.
Un secondo profilo, riguardante la soggezione delle istituzioni comunitarie alla CEDU, resta invece da indagare alla luce dei recenti sviluppi che paiono escludere l’adesione della Comunità Europea alla convenzione sotto un profilo formale, ma che vedono la Corte di Strasburgo impegnata costantemente nella ricerca di meccanismi indiretti di attribuzione della responsabilità (vedi a questo proposito il caso Matthews).
Più complessa e potenzialmente innovativa è, invece, la possibilità che la Carta contribuisca ad espandere le prerogative della Corte di Giustizia CE in materia di tutela dei diritti fondamentali, soprattutto in combinazione con l’ampliamento delle materie rientranti nel “primo pilastro” comunitario, come per esempio la gestione delle politiche migratorie e del diritto d’asilo. Una indagine su tali possibilità presuppone una approfondita conoscenza delle tecniche giurisprudenziali utilizzate dalla Corte di Giustizia, nonché della esistente giurisprudenza comunitaria in materia di diritti fondamentali. La tecnica attraverso la quale la Corte di Giustizia CE potrebbe giungere a valorizzare ed espandere la portata protettiva della Carta è quella di utilizzarla come parametro del rispetto dei diritti fondamentali richiesto dall’art. 6 TUE (“L’unione europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri”).