Con la presente ricerca si intende anzitutto ricostruire la progressiva elaborazione della nozione di servizi sociali di interesse generale (SSIG) ad opera del diritto comunitario e dell’Unione europea, verificando nel contempo le distinzioni concettuali riscontrabili nell’ambito della più ampia categoria dei servizi di interesse generale (SIG). In secondo luogo, alla luce di tali distinzioni, ci si propone di analizzare le normative dell’UE applicabili ai servizi sociali e ai soggetti chiamati ad erogarli nell’ambito degli Stati membri, richiamando in particolare le posizioni assunte dalla Commissione europea e dalla Corte di giustizia. Le Comunicazioni della Commissione e le sentenze della Corte saranno pertanto oggetto di approfondito esame, in quanto tese ad evidenziare le scelte delle istituzioni dell'Unione, in particolare nei confronti dei soggetti non profit, la cui attività viene unanimemente reputata indispensabile nei sistemi statali di interventi e servizi sociali. Alla luce dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, e del nuovo ruolo che di conseguenza sarà chiamata a giocare la Carta dei diritti fondamentali, si intende inoltre verificare, sia sul piano giurisprudenziale che su quello normativo, se si presentano nuove forme di bilanciamento tra i principî e i valori riconosciuti dall’UE. Le norme sul mercato interno e sulla concorrenza possono infatti venire a trovarsi in contrasto con i valori che soprattutto i soggetti del terzo settore privilegiano nel loro agire: eguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. Qualora si appurasse, in sede di applicazione delle norme comunitarie, la sistematica prevalenza dei principî dell’economia di mercato su tali principî e valori, si potrebbe seriamente dubitare del successo del Modello sociale europeo e della stessa coesione sociale e territoriale dell’Unione.