Negli ultimi anni la semplificazione dei procedimenti amministrativi sembra essere diventata una delle parole d'ordine nella legislazione degli stati europei. Si sono moltiplicati infatti gli interventi normativi diretti ad alleggerire il peso degli adempimenti, ad accelerare e a razionalizzare lo svolgimento degli iter amministrativi, a rendere più agevole e meno dispendioso, anche in termini di tempo, il contatto con le pubbliche amministrazioni. Tale tendenza, che accoglie delle generali esigenze sentite in particolare dal mondo della produzione e dell'economia, si manifesta con forme e modalità che appaiono, almeno a prima vista, omogenee nelle varie legislazioni. E ciò non solo quando l'esigenza di semplificazione sia fatta propria, e imposta anche nelle modalità da atti normativi comunitari (come è avvenuto in tema di procedimenti per l'autorizzazione alle attività produttive), ma come rispondendo ad obbiettive (o ritenute tali) uniformi necessità e a valori condivisi. E' peraltro condivisa l'osservazione che la semplificazione non ha solo un significato tecnico-procedimentale, ma assume significati sostanziali perché presuppone (e si risolve in) una graduazione di interessi, pubblici e privati, risolvendosi spesso nella preminenza degli interessi dello sviluppo economico, del "mercato". Si evidenzia così una tensione fra gli adattamenti del procedimento realizzati nell'ottica degli interessi economici e produttivi e lo scopo del procedimento di dare garanzia di soddisfazione o almeno di adeguata considerazione degli interessi generali.