Causa ed effetto: un nesso tanto banale e scontato nella mentalità comune quanto altamente problematico nel sapere scientifico e filosofico. Come si fa a parlare ancora di nessi eziologici quando ormai, nelle diverse forme del pensiero colto, sembra impossibile approdare a leggi capaci di fondare i fenomeni in modo universale? Il problema è profondamente avvertito anche nell'ambito del discorso giuridico. Sono ormai trascorsi più di cinque anni dal momento in cui la Corte di Cassazione ha stabilito che la certezza assoluta è un'utopia quando si tratti di affermare se una data condotta sia o meno la causa di un dato evento. Ed ecco formularsi, al posto della certezza, la nozione di "credibilità razionale": che allude pur sempre ad un criterio che ha a che fare con l'attività di accertamento, ma non ne configura un risultato indiscutibile. Si delinea un tema: riflettere sulle "apparenze" di cui è intessuto il credibile, per meglio comprendere, da un lato, i limiti ai quali l'accertamento giudiziale è consegnato, ma anche, dall'altro, quanto nei procedimenti delle corti non è né accidentale, né arbitrario